NECROPOLI

Su un’estesa area collinare , a nord dell’abitato antico,  si estende la necropoli, in  contrada Cardusa , delimitata dal corso dei torrenti Tallarita e Mazzarrà.

La zona risulta utilizzata per uso funerario tra il IV sec. e la fine del III sec. a.C.

Le sepolture messe in luce sfruttano in maniera intensiva una serie di stretti terrazzamenti, ricavati sulla forte pendenza collinare e presentano caratteri di spiccata monumentalità.

Protette dall’accumulo di spessi strati di detrito, causati dallo scivolamento del pendio, le sepolture hanno conservato integra, nella maggior parte dei casi, la loro struttura architettonica, ovvero il monumento funerario sul soprassuolo: l’epitymbion.

Realizzati in pietra arenaria, estratta in loco, come dimostrano i fori per i cunei di cava visibili sulle rocce affioranti tutt’intorno la necropoli, gli epitymbia, nei limiti dell’attuale evidenza archeologica, si possono classificare, in tre tipi principali:

  1. dado porta stele collocato su basamento o lastroni litici;
  2. dado porta stele collocato su basamento a gradoni, costituito da blocchi litici parallelepipedi sovrapposti;
  3. struttura parallelepipeda a blocchi litici collocata su basamento a   lastroni.

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Il dado porta stele è generalmente liscio, raramente inciso col nome del defunto; cavo nella parte superiore, per l’alloggiamento della stele; ad angoli vivi o modanati, a volte decorati da lesene agettanti. In rapporto alla grandezza può essere  semplicemente poggiato sul basamento, oppure connessurato in piombo o graffato in ferro.

La stele è di forma rettangolare, una sorta di pilastrino mediamente alto; rigidamente squadrato o rastremato verso l’alto; liscio o recante inciso il nome de defunto. In alcuni casi la stele è sostituita da una colonnina scanalata, apparentemente priva di coronamento.

La tomba vera e propria si colloca ad una discreta profondità rispetto all’ epitymbion . Solitamente è scavata nella terra, senza alcuna caratterizzazione, la cosiddetta “fossa terragna”, e poteva contenere il corpo dell’inumato o le ceneri del defunto raccolte entro contenitori fittili o in bronzo (incinerazione secondaria), oppure costituire essa stessa il luogo dell’incinerazione (incinerazione primaria).

Raramente la tomba è costituita da una cassa, realizzata con lastroni litici di arenaria; il piano deposizionale è normalmente di terra, solo in pochissimi casi è pavimentato mediante l’impiego di una lastra litica.

 

tripi2Altrettanto limitata è la presenza di tombe cosiddette “alla cappuccina”, ovvero realizzate con l’impiego di grandi tegole piatte, deposte a doppio spiovente e apice talvolta provvisto di un coppo

In questi casi il rito funebre era quello dell’inumazione, con il corpo del defunto quasi sempre in posizione supina e le braccia distese lungo i fianchi di protezione.

Lo scavo ha, inoltre, evidenziato la presenza di possibili monumenti funerari architettonicamente più complessi, uno dei quali collocato  a sud-est dell’area fin’ora indagata. Si tratta di un poderoso crollo di elementi strutturali e decorativi, si riferisce ad una costruzione più elaborata ed articolata, tipo edicola funeraria.

Per una più approfondita analisi del presente argomento e di quello sui corredi funerari si consiglia:

1)Bacci : La Necropoli di Abakainon – Messina Edas 2009

2) Girolamo Sofia : Abakainon. Nella dimora di Ade. La necropoli in Contrada

Cardusa a Tripi.